
sapeva tutto dei suoi acquisti, degli alberghi in cui era stato, del vestito che si era comprato, del mazzo di fiori che aveva regalato alla moglie: e noi temiamo Facebook.
L’Agenzia delle entrate può entrare nei nostri conti correnti, vedere ciò che abbiamo speso, dove, quando, con chi, perché: e noi temiamo Facebook. Il Telepass lascia tracce indelebili dei nostri movimenti, dice dove siamo stati, a che velocità siamo andati, quale località abbiamo visitato. Le indagini giudiziarie oramai fanno uso massiccio delle conversazioni Whatsapp, anche quelle che non hanno alcuna rilevanza penale. Le carte di credito e le carte Bancomat raccontano ogni
cosa di noi e i loro dati sono immagazzinati dagli organi di sicurezza: che libri hai
comprato, quale parrucchiere frequenti, se sei un turista, quale sport preferisci
seguire. Con la geolocalizzazione ogni spostamento è registrato e archiviato.
Attraverso la tessera del supermercato sanno quello che mangi, che tipo di regime
alimentare segui, se compri molte bottiglie di vino e di alcolici. I tuoi dati sanitari
sono a disposizione di chi con pochi clic può sapere tutto del tuo stato di salute,
delle malattie che hai contratto, del livello di colesterolo nel tuo sangue. A differenza
delle industrie malvagie che suscitano la nostra indignazione, lo Stato ha il
monopolio della forza, della coercizione legale, dell’uso degli strumenti di indagine,
delle leve del potere politico. Ogni dimensione privata è devastata. Ma noi ci